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Filosofia di corsa

Ho letto recentemente un articolo del giornalista ed opinionista Oliver Burkeman a proposito del continuo tentativo di miglioramento delle persone. Questa è un'attitudine che particolarmente evidente in chi fa sport, ed in chi corre nello specifico, dove la ricerca del progresso cronometrico è al centro delle conversazioni tra podisti di tutte le età e capacità.

L'autore pone in evidenza la necessità di pensare il miglioramento in termini di metodo, non di obiettivi, sostenendo che "…dare troppa importanza ai risultati ha molti lati negativi…….se consideriamo la vita una serie di traguardi da raggiungere, viviamo in uno stato di continuo fallimento. Per definizione, non arriviamo quasi mai al punto che per noi rappresenta il successo. E anche se ci arriviamo, scopriamo di avere perso la molla che ci spingeva, quindi ne cerchiamo un'altra e ricominciamo tutto da capo. Avere un metodo, invece, significa “fare regolarmente qualcosa che a lungo andare aumenterà le nostre probabilità di essere felici”, indipendentemente dai risultati immediati. Disegnare una vignetta al giorno è un metodo, come anche decidere di fare quotidianamente un po’ di esercizio fisico , piuttosto che prefissarsi un obiettivo come correre una maratona in quattro ore. Un metodo che adesso va molto di moda si chiama No zero days, e consiste semplicemente nel non lasciar passare neanche un giorno senza fare qualcosa, anche minima, in vista di un obiettivo importante.

È vero che in questo modo si perde la sensazione di trionfo che accompagna il raggiungimento di un obiettivo. Inoltre è difficile valutare giorno per giorno se il metodo sta funzionando. Ma il vantaggio è un flusso più regolare di piccoli momenti di felicità: mentre le persone che si pongono obiettivi languiscono in un perenne stato di insoddisfazione, osserva Adams, quelle che scelgono il metodo “hanno successo ogni volta che lo applicano, nel senso che fanno quello che volevano fare”.

Soprattutto, concentrarsi sul metodo significa concentrarsi su qualcosa che possiamo controllare – le nostre azioni – piuttosto che su qualcosa che non possiamo controllare, come l’imprevedibile mondo esterno. Se continuiamo ad applicare il nostro metodo, avremo più possibilità di successo. Se invece perseguiamo un obiettivo, ci sentiremo dei falliti anche quando lo raggiungiamo, e perfino un amante del politicamente corretto come me è in grado di capire che questo è stupido. …"

Articolo integrale (Fonte www.internazionale.it)

 

Dopo averlo letto e paragonato con la propria esperienza, direi che non si possa che convenire con quanto affermato, che ne dite?

 

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