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Bandiera biancorossa sul Conero

230 partenti per la 1^ edizione del CONERO TRAIL (numero chiuso). Il parterre dei partecipanti appare sin dalle prime avvisaglie di elevata qualità. Il gruppo biancorosso (FABBRONI, LISI VAIANI, LOMBARDI, SCROCCA, TAVANTI e ZUCCHERELLI) si distingue sia per l'abbigliamento un po' troppo "casual", ma di certo per la determinazione pre-gara. Nei giorni precedenti la gara e l

a sera prima, rigorosamente intorno alla tavola, i nostri avevano disquisito sul percorso, sulla carta indubbiamente impegnativo. La prova appariva ancora più pesante in quanto l'organizzazione aveva comunicato che la lunghezza del percorso era passata da 23 a 24,7 km. Le ore precedenti la gara erano trascorse allegramente tra gli schiamazzi dei bimbi (tutti avevamo portato la famiglia, io una parte) e le piacevoli chiacchierate tra amici.

Questo è stato l'aspetto più gradevole della trasferta, vivere l'atmosfera della gara insieme a veri amici che condividono con te passione, fatica e divertimento. IMPAGABILE ! Tutti a letto presto con il favore del ritorno all'ora solare e quindi poter godere di un'ora in più di sonno (il Tavanti anche due). Sveglia all'alba e colazione all'insegna del "chi mangia più miele vince". Alle 08:00 tutti pronti meno uno (troppo facile indovinare, quindi neanche lo cito). Il nostro ottimo albergo era posizionato a circa 400m dalla partenza. Lungo la strada cominciamo (tutti meno uno) a toccare con mano l'emozione dell'evento. Ci siamo: forse perché 1^ edizione, forse perché siamo abituati ad altre realtà, osserviamo un ambiente un po' dimesso. Tutti vestiti a puntino, alcuni addirittura con telecamere inserite in appositi strumenti legati alla testa. Il nostro sguardo si incrocia: un unico commento: parecchio fumo e poco arrosto. Temperatura ideale per correre, umido, sole velato. Si parte (nel frattempo la truppa si è ricompattata – evviva evviva è arrivato anche il Tavanti). Un giro dentro Sirolo (paesino davvero gradevole, ospitale), poi attraverso il parco pubblico ci buttiamo in una discesa di circa 1 km al cui culmine almeno 50 gradini ci separano da una spiaggia meravigliosa ( spiaggia di S.

Michele). Un'occhiata fugace al mare di un azzurro/verde mozzafiato e su, lungo un'altra scalinata cui fa seguito un sentiero via via sempre più stretto che si inerpica lungo le pareti del Monte Conero. Le difficoltà in questo tratto, oltre alla pendenza, sono determinate dalla estrema irregolarità del fondo e dalle dimensioni ridotte del sentiero. Il gruppo,lungo questa interminabile ascesa (8 km) si assottiglia molto. Lisi Vaiani e Fabbroni sono già uccel di bosco, io arranco con fatica, però sempre con discreta andatura e poco dietro Zuccherelli; più attardato il mitico Tavanti. Purtroppo Mauro Lombardi al 1' ristoro (8 km) è costretto al ritiro per il riacuttizzarsi di un problema al polpaccio. Francamente mi aspettavo passaggi più panoramici, invece il sentiero si snoda attraverso una fitta boscaglia. La 1^ discesa sembra uno slalom speciale tra gli alberi. Il terreno è perfido, scivoloso. Qualcuno pagherà queste insidie con cadute anche rovinose. Le successive due salite risultano molto più abbordabili, sempre ripide ma decisamente più brevi. Alla sommità dell'ultima mi succede il fattaccio: seguendo due atleti davanti a me sbaglio strada e mi ritrovo a precorrere un sentiero non segnato, con perdita di circa 10'. Due ciclisti ci avvertono dell'errore che viene rimediato, ma che lascia un po' d'amaro in bocca. Mi ributto a capofitto nell'ultima discesa che poi era la prima salita, difficile, pericolosa, insidiosissima. Risorpasso parecchi atleti, più per rabbia che per effettivo ardore agonistico. Il passaggio nella spiaggia e nella salita finale sono semplice accademia. Stremato, stremati, io con un po' di disappunto ci abbracciamo alla fine, comunque felici per la fatica compiuta. Federico come sempre corona la sua splendida gara con un ottimo 3 posto assoluto. Ottimo Andrea, buoni rilievi per Carlo e per il sottoscritto. Un po' attardato Francesco, peraltro molto bravo in un terreno di gara non certo suo. A conclusione di questo breve racconto alcune considerazioni: la trasferta valeva lo sforzo compiuto, più per l'atmosfera ed il feeling che si è creato tra noi e le nostre famiglie che per la gara di per se. È stato piacevole vivere il weekend con un obbiettivo che si è concretizzato, tra amici, desiderosi di rivivere ancora momenti come questi.

Marco Scrocca

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