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LIGNANO TRAIL

Domenica 5 maggio 2013. Nella montagna tutti sono già dislocati. Si guarda il cielo che ci avvolge con le sue nubi. Ore 9 dal Parco di Rigutinelli parte il 2° Lignano Trail, dedicato a Maurizio Tavanti e Fabio Rapini. Familiari e colleghi sono ad onorarne la memoria. Loro avrebbero apprezzato quel clima imprevisto come una sfida supplementare che la montagna contempla.
Briefing e start. Lungo i 27 km del percorso panoramico, oltre 40 persone, protagonisti anonimi nel dedalo sentieristico, garantiscono il corretto fluire degli atleti. Come un sipario le nuvole si aprono e si chiudono, concedendo panorami mozzafiato. Sentieri, strade carrabili, tutti rigorosamente sterrati o rocciati.
Trepidazione, ansia nascosta. 105 disciplinati ed entusiasti si avventurano nel sentiero iniziale, subito irto, violento, lì a spiegarti di che pasta è fatto il TRAIL. Ad indicare la giusta via sono festosamente arrampicati ai bordi del sentiero alcuni bambini, espressione massima della gioia vissuta in questa giornata così intensa. Le sentinelle della via indicano la corretta direzione con il sorriso, elemento di grande ausilio durante lo sforzo. Su e su fino al punto più alto del Trail con il gruppo sgranato e le facce ad esprimere la durezza del percorso. Tutto procede. Al primo ristoro, presso il Passo delle Cinque Vie, si è staccato un gruppetto di 5-6 unità che ha fatto il vuoto. Proseguono sicuri, forti, fieri, tranquilli: il filo di Arianna è lì a guidarli. Trasferimenti in falsopiano in Single Track (fila indiana), verso e fuori dalle pendici. La macchia si apre e si chiude. Si prosegue con ritmo intenso, il percorso non ti molla le gambe, fino al secondo ristoro sopra Sargiano. Comunità botaniche cambiano repentinamente il paesaggio. Abetine, pinete, cipressete, quercete e ornellaie. Profumi, dai colori intensi. L’esplosione della natura come corroborante per i podisti, provati dai continui cambi di pendenza. I distacchi cominciano ad essere consistenti e lo saranno ancor di più nell'ascesa alla vetta.
La cima è lì, famelica di assaggiare le forze degli intrepidi conquistatori. Salita violenta a difficoltà successive, la Croce lassù a vigilare e a chiamare. Un canto delle Sirene ammalia i podisti verso il punto più panoramico. In cima c'è il mondo. Molti si soffermano di fronte a tanta bellezza. Arezzo da una parte, la Chiana e la sua valle dall'altra. Dietro le pendici della dorsale Appenninica, il Valdarno in lontananza. Altro rifornimento. Frutta, acqua e bevanda marrone scura, assolutamente indispensabile. Qui bisogna fare il pieno prima della picchiata verso la Sassaia, discesa ultra tecnica dal nome eloquente. E' la parte più rocciosa dell'intero tracciato. E' da dove si lanciavano con il Deltaplano. E' dove gli occhi si librano a volo d'uccello sulla valle tra Arezzo e il Trasimeno.Costante il contatto con gli angeli custodi del Trail. Tutto procede bene. All'arrivo si comincia a respirare aria di meritata soddisfazione. Gli ultimi km sono pura accademia per tutti. Il vincitore, quasi incredulo, poi gli altri, tutti, e poi tutti con un'unica espressione nel loro volto. Il sorriso, la gioia. Tutti con la certezza di aver compiuto una grade prova, in un percorso dalla bellezza mozzafiato, incontaminato, dalle risorse naturali e tecniche inaspettate.

Marco Scrocca   Francesco Tavanti   Carlo Zuccherelli

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