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Emozioni di New York

Per chi avesse 2 minuti di tempo, Andrea Mazzeschi ci racconta le sue emozioni durante il viaggio a New York.

 
Finalmente sono riuscito a capire perchè la maratona di New York è LA MARATONA e non UNA delle tante maratone. Mi iscrivo grazie a Born2run con il pacchetto pettorale e viaggio circa 1 anno fa. Volo, fuso orario e viaggio ma gia sai che farai tanti km per visitare la città nei giorni pre gara (forse troppi km). L’expo è organizzato magnificamente con gadget e pacco gara molto facili da trovare. Venerdi mattina esco con il gruppo per fare qualche km a central park, da li capisci già cosa è per loro l’atmosfera della maratona. Riunione al sabato dove ti parlano degli orari e del percorso( state attenti alla seconda metà molto dura)e gia inizia a salire l’ansia e la tensione. Arriva veloce la domenica, sveglia alle 4(per fortuna c’ è il cambio ora e si dorme un ora in piu), colazione e pronti alle 5 e 30 per il pulman. Salgo nel pulman nervoso ed emozionato e ti ritrovi per la avenue bloccato dal traffico di centinaia di pulman tutti in direzione Staten Island. Scendi dall’autobus, subito scanner e poi divisioni per colori di pettorale. Ognuno ha il suo villaggio. Ti offrono mangiare e bere caldo o freddo, ti coprono con vestiti e papale. Ci sono centinaia e centinaia di volontari. Mancano 2 ore alla prima onda. Molti con il cellulare in mano, io invece opto per lasciarlo in hotel per godermi ogni minimo metro dentro di me senza distrazioni(scelta condivisibile o no). Mi stendo sotto il raggio di sole e rimango vestito piu che puoi fino alla partenza(per poi buttare tutto nei contenitori di riciclaggio appositi). Inno americano (con le prime lacrime ad uscire)ed alle 9:40 parte la prima onda con i top uomini. Salita e discesa sul ponte di Verrazzano. Rumore di migliaia di passi che corrono con persone che ridono e scherzano e subito centinaia a far foto. Il ponte subito a freddo si fa sentire ma al 2km senti gia il boato della folla di Brooklin. Sulle transenne migliaia di persone a fare il tifo. I km passano, la gente davanti e dietro ti tira a piu non posso e non guardo nemmeno il garmin. Al 9km piccola curva a sinistra. Sulla destra vedo in lontanamza un bambino piccolo tenuto dalla mamma per mano che piange perchè gli atleti prendono stretta la curva e nessuno gli da la mano. Decido di allargare la traiettoria, mi fermo da lui, dandogli il “cinque” con un sorriso enorme. La sua mamma mi ringrazia e mi augura una bellissima corsa. Mi stanno scendendo le lacrime manpoi ritorno alla gara che è ancora lunga. Passano i km immersi nella folla. Al 18km mi rendo conto che non ho preso il gel del 15esimo, mi ero proprio perso mentre al 19km il silenzio assoluto dato dal quartiere ebreo. Li ti accorgi che inizi a mollare e che stai correndo una maratona ma per fortuna dopo 1km torna subito il boato del pubblico. Al 21km Williamsbrug e il ponte Polaski che ti immettono nel Queens. Penso a minor tifo ed invece anche questo quartiere mi stupisce dall’incitamento, dalle bandiere e dagli striscioni anche ironici (siete piu veloci della brexit). Al 24km il ponte del Quensboro. Terribile, un muro. Il silenzio piu assoluto per una salita costante che sembra non finire mai. Non si vede la fine, calo il ritmo, poi per fortuna nella discesa si sente il frastuono. In fondo al ponte entriamo a Manatthan (all ingresso la scritta oggi Manatthan è vostra). Non c’ è un posto libero nella transenna nemmeno a volerlo. Milioni di spettatori che urlano e incitano. Ti spingono a non fermarti. Ma il ponte si fa sentire e dal 30km in poi inizio ad accusare come del resto tutti gli atleti; si iniziano a vedere le prime persone che camminano, si fermano dai crampi, si sentono male. Il percorso inizia a salire e scendere in continuo, compreso gli ultimi 2 ponti per entrare e uscire dal Bronxs in soli 3km. Gli ultimi km sono dentro Central Park; chilometri nervosi con un continuo dislivello, ma con un pubblico che si chiude ad imbuto per festeggiarti (“siete voi i campioni”). Le lacrime iniziano a scendere a 2km dalla fine, e poco prima della linea del traguardo i rubinetti si aprono. Foto di rito finali con la medaglia post traguardo e percorso infinito per arrivare all’uscita. Torno all’hotel a piedi con la medaglia al collo, ed ognuno che incroci ti fa i complimenti per la gara; ti accorgi che non è finita li, perchè la città ti ringrazia tutto il giorno per aver fatto questa maratona.
Non avevo mai visto al mondo una maratona cosi partecipata (sia atleti, sia volontari ma soprattutto dal pubblico), una festa continua per 42km. Non ti senti mai solo; ed anche se è una maratona difficile dal punto di vista del percorso è difficile se non impossibile mollare del tutto. È stata l’emozione piu grande della mia vita (sportivamente parlando) e finalmente si è realizzato un sogno.
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